Immediatamente a ridosso di villa Di Negro Rosazza, a ponente della città, la grotta potrebbe essere stata commissionata nel settimo decennio del XVI secolo da Ambrogio di Negro nell'ambito dell'ampia ristrutturazione di questa proprietà da lui attuata; la decorazione però potrebbe far pensare anche agli anni di Orazio Di Negro, cioè alla prima metà del XVII secolo, mentre non si escludono interventi più tardi con i lavori che l'architetto Tagliafichi effettuò sull'intero complesso nel 1787 per i Durazzo.
In questa fonte la rappresentazione della natura selvaggia diventa elemento predominante: al di là del breve atrio si apre l'antro del lago interamente decorato con stalattiti e conchiglie, dove ogni particolare concorre a questa scenografia rustica. Anche i canali di piombo per le acque fingono rami corallini, mentre nel recesso più profondo sono a pelo d'acqua un Tritone e una nereide abbracciati. Questa grotta, ancora fino agli anni '70 del secolo scorso, risultava inserita in un vasto giardino che conservava, insieme ad elementi tardo settecenteschi, parte dell'impianto del '600; con scarsa sensibilità l'intervento moderno ha diviso in due parti l'impianto originario, destinando a parco pubblico il giardino superiore e lasciando di pertinenza del palazzo le terrazze inferiori, in cui è inserita la grotta.
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