
(testo e immagini tratte da pagina web del sito: naturaeartifcio.com)

Conclusa intorno al 1562, pressoché coeva alla alessiana fonte Doria, è la grotta Pallavicini delle Peschiere, voluta da Tobia Pallavicino sulla collina di Multedo che domina la città nella progettazione della villa concordamente attribuita dalle fonte a Galeazzo Alessi, è stato recentemente rivalutato accanto a qust'ultimo, il ruolo di Giovan Battista Castello il Bergamasco, artista molto attivo a livello locale e protetto dal ricco committente genovese.
Il Bergamasco ebbe un ruolo notevole nella definizione del programma iconografico del Palazzo, dove è coinvolto anche Luca Cambiaso e potrebbe essere stato anche l'ispiratore della grotta Pallavicino, luogo centrale del giardino di questa villa.
Questa struttura accanto ad evidenti analogie con la grotta Doria, presenta un'impostazione divergente da quest'ultima: si tratta infatti di un ambiente a pianta ellittica, preceduta da atrio, con volta ribassata su cornice sostenuta da cariatidi e telamoni, segnata da costolature che ritagliano lunette e vele. Nelle prime sono scene con tritoni e nereidi, nelle seconde paesaggi con ruderi e monumenti classici, in parte derivati dalle incisioni del trattato architettonico del bolognese Sebastiano Serrio al centro della volta è un'anello astrologico, anche esso ellittico con le simbologie zodiacali. La tecnica esecutiva è molto simile alla fonte di Fassolo ma la pianta ottagonale si sostituisce una forma ellittica, più legata alla sensibilità manieristica; inoltre cambia il rapporto tra architettura ed ornato: mentre nella grotta alessiana struttura ed elementi decorativi erano tutt'uno e formavano un'unica grande macchina rustica, qui elemento figurativo in scala gigante le erme marmoree ricoperte di mosaici polimaterici è addossato alle pareti ma non è più parte integrante di esse.
Per questi elementi dunque, e per alcuni spunti tipici del Bergamasco, ma vicini ormai alle nuove fantasie decorative di Fontenainebleu satiri che sbucano da grotte aperte in ampi paesaggi di rovine, vivaci scontri tra tritoni, satiri e nereidi.
